Oltre la Cortina di Ferro – Le vite degli altri – Quinta Parte (Germania Est)
Alla fine della Seconda Guerra Mondiale la Germania fu divisa in 4 zone d’occupazione militare: francese a sud-ovest, statunitense a sud, britannica a nord-ovest e russa ad est. I territori ad est della Linea Oder-Neisse (Prussia Orientale, Pomerania Orientale e Slesia) vennero tolti alla Germania e posti sotto il controllo sovietico e polacco.
La stessa sorte dell’intera nazione toccò a Berlino, anch’essa divisa in 4 zone d’occupazione militare.
Il governo alleato venne chiamato Consiglio di Controllo alleato. I comandanti in capo esercitavano autorità suprema sulle loro rispettive zone e agivano di concerto sulle questioni che riguardavano l’intera nazione.
Durante la conferenza di Potsdam americani, sovietici e britannici si accordarono su un ampio programma di decentralizzazione, trattando la Germania come una singola entità economica con alcuni dipartimenti amministrativi centrali.
Il piano si ruppe nel 1948, con l’inizio della Guerra Fredda. Un deteriorarsi della condizione economica nelle loro zone d’occupazione indusse le potenze occidentali ad estendere il Piano Marshall alla Germania Occidentale, mentre una riforma valutaria introdusse il Marco Tedesco e fermò l’inflazione montante. I sovietici non concordarono con queste mosse e nel marzo 1948 si ritirarono dal corpo governativo a quattro e diedero vita al Blocco di Berlino nel giugno 1948, sbarrando tutte le vie di accesso terrestri tra la Germania Ovest e la città. Le potenze occidentali risposero con il “Ponte aereo per Berlino“, un continuo rifornimento via aria della metà occidentale della città. I sovietici posero fine al blocco dopo 11 mesi.
Il 23 maggio 1949 Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia cedettero il governo delle loro zone occupate alla neonata Repubblica Federale Tedesca, mentre il 7 ottobre 1949 la stessa cosa avvenne tra i sovietici e la Repubblica Democratica Tedesca (DDR).
Il 10 giugno 1945 un decreto da parte delle autorità sovietiche permise la formazione di partiti democratici antifascisti; vennero programmate le nuove elezioni per l’ottobre del 1946. Nel luglio 1945 si costituì una coalizione di partiti antifascisti, formata da KPD (Partito Comunista di Germania), SPD (Partito Socialdemocratico di Germania), CDU (Unione Cristiano-Democratica di Germania) e LDPD (Partito Liberal-Democratico di Germania). Nell’aprile del 1946 il KPD, guidato da Wilhelm Pick, e la SPD, guidata da Otto Grotewohl, si fusero, formando la SED (Partito di Unità Socialista di Germania, il partito che diverrà egemone nella Germania Est). Nelle elezioni del 1946, la SED raggiunse circa il 50% dei voti nella zona d’occupazione sovietica. A Berlino, che non era ancora divisa, la SPD resistette alla fusione e conquistò circa il 48% dei voti, davanti alla SED e alla CDU.
Nel maggio 1949 la popolazione della Germania Est fu chiamata ad eleggere il Congresso Popolare, ma invece di poter scegliere tra candidati, fu messa davanti alla scelta se approvare o meno la “lista unitaria” di candidati emanata dai partiti, oltre che i rappresentanti controllati dalla SED, il partito dominante. Grazie alla benevolenza della SED, alla consultazione furono aggiunti anche il Partito degli agricoltori (DBD) e il Partito Nazionale Democratico (NDPD). Il primo raccoglieva i consensi degli agricoltori, mentre il secondo degli ex nazisti. Assicurandosi che in queste liste unitarie fossero predominanti i comunisti, la SED determinò in anticipo quale doveva essere la composizione del Congresso Popolare. Secondo i risultati ufficiali, almeno due terzi dell’elettorato approvò la lista unitaria. Nelle successive elezioni, venivano annunciati margini di successo del 99%.
La SED modellò la propria organizzazione sul modello sovietico: il comunista tedesco Walter Ulbricht divenne il primo segretario della SED, e si formarono il Politburo, il Segretariato e il Comitato Centrale. Venne istituito il centralismo democratico e il partito si pose l’obiettivo della lotta di classe come finalità politica e il marxismo-leninismo come mezzo.
Molti ex membri della SPD e anche alcuni comunisti, che patrocinavano una via socialdemocratica al socialismo, furono purgati dalla SED. CDU e LDPD furono indeboliti a favore del NDPD e del DBD. La SED diede il permesso di rappresentanza politica alle organizzazioni di massa e, in modo significativo, al controllato sindacato FDGB.
Il sistema politico della Germania Orientale accolse molti ex nazisti tra le proprie fila. La denazificazione nella zona di occupazione sovietica venne trattata comunque in modo più trasparente che in occidente.
Come scritto poche righe sopra, il 7 ottobre 1949 fu proclamata la Repubblica Democratica Tedesca (DDR). Wilhelm Pick venne eletto presidente.
La SED controllava il Fronte Nazionale, una coalizione che raggruppava tutti i partiti sopra indicati, preservando, almeno formalmente, il pluralismo. Nello stesso anno di proclamazione della Repubblica fu emanata la Costituzione. Essa divideva lo stato in 2 parti:
- Camera dei Lander, la Landerkammer;
- Camera del Popolo, la Volkskammer, investita della funzione della funzione legislativa, ma sotto lo stretto controllo dell’esecutivo. Le elezioni alla Volkskammer erano basate su una scheda congiunta preparata dal Fronte nazionale; i votanti potevano solo registrare la loro approvazione o il loro rifiuto.
Il terzo congresso della SED, nel luglio 1950, spinse ancora di più sulla via delle nazionalizzazioni, nel solco di quanto avveniva all’interno degli altri paesi satelliti dell’URSS. Nacquero le imprese popolari, le quali incorporavano il 75% del settore industriale.
Anche se era formalmente libera, la Chiesa fu sottoposta a diverse pressioni. Il cardinale di Berlino von Preysing reagì bandendo la SED. All’interno dello stesso governo ci furono opposizioni; nell’autunno 1950 diversi membri della SED vennero espulsi e arrestati con l’accusa di “sabotaggio”, tra i quali anche Helmuth Brandt, ministro della giustizia, Joseph Rambo, vice presidente della Volkskammer, Bruno Foldhammer, Gerhard Eisler e l’editore Lex Lende. Alla fine del ’54 venne emanato un nuovo codice sulla famiglia, il quale aveva lo scopo di scardinare le influenze parentali.
Nel 1951 l’emigrazione mensile fluttuava a una cifra tra 11.500 e 17.000. Nel 1953 circa 37.000 uomini, donne e bambini lasciavano, ogni mese, la RDT.
All’avvenuta morte di Stalin nel 1953, il governo della DDR sperò di alleviare le sofferenze della popolazione annunciando il “nuovo corso”, basato sulle teorie economiche dell’ora leader sovietico ad interim Georgij Maksimilianovič Malenkov, il quale voleva spostare la produzione dall’industria pesante a quella leggera, al commercio e alla disponibilità di beni di consumo.
Mentre il Nuovo Corso incrementò le merci di largo consumo che i lavoratori potevano ottenere, restavano tuttavia alte le quote di produttività. L’aumento delle quote di produttività, avvenuto nel 1953, provocò una serie di sommosse da parte dei lavoratori, i quali chiedevano riforme economiche, che furono però represse con il sangue da parte della Volkspolizei e dell’esercito russo.
Nel 1956 venne creata la Nationale Volksarmee, e la RDT divenne membro del Patto di Varsavia.
Ulbricht si trovò a governare la DDR in un periodo storico, particolarmente tra il 1967 e il 1971, in cui le due Germanie provarono a riavvicinarsi, soprattutto grazie alla politica del cancelliere federale Willy Brandt chiamata Ostpolitik (da “Ost” est e “politik” politica, ovvero politica orientata ad est). Nonostante questa apertura, il leader della SED rimase piuttosto riluttante all’idea della distensione. Voleva si la riunificazione, però sotto l’ideologia comunista.
Per rendere ancora meglio l’idea che dovesse essere la DDR a guidare la riunificazione sotto l’egida comunista, Ulbricht impose una svolta ulteriormente autoritaria alla Germania Est. Il Consiglio di Stato divenne il principale organo di governo. Questo organismo, composto da 24 membri dei vari partiti, era comandato da Ulbricht stesso e dominato dalla rappresentanza, composta da 15 persone, del SED, e diede la stura ad una nuova epoca segnata dal conservatorismo. Le scelte in materia di politica estera ed interna degli ultimi anni dell’era-Ulbricht mostrano un forte impegno volto verso una strategia aggressiva sia nei confronti dell’Occidente, sia verso l’ideologia liberista.
Il primo risultato di questo “nuovo corso orientale” fu l’appoggio incondizionato alla repressione della Primavera di Praga da parte dell’URSS.
Alla firma del trattato di Mosca nell’agosto 1970, in cui URSS e Germania Ovest si impegnavano a mantenere relazioni pacifiche sia fra di loro, che in materia di sicurezza europea e internazionale, e confermavano inoltre la linea dell’Oder-Neisse, Ulbricht oppose un netto rifiuto. Questa mossa indebolì ulteriormente la sua leadership, il che portò, nel maggio 1971, alla sua sostituzione con Erich Honecker da parte del congresso della SED.
Honecker si dimostrò subito un abile doppiogiochista. Giurò fedeltà all’URSS, ma al contempo dichiarò la Germania Est come uno “stato socialista” distinto dai suoi cugini dell’Ovest. La cosa permise ai tedeschi orientali di trattare da una posizione di forza la distensione con la Repubblica Federale. Si arrivò così alla firma di due importanti trattati: l’Accordo di Berlino (1971) e il Trattato di Base (1972).
Questi due trattati normalizzarono le relazioni tra le due Germanie. L'”Accordo di Berlino” (entrato in vigore nel giugno del 1972), firmato da Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia e URSS, proteggeva il commercio e i trasporti tra la Germania Ovest e Berlino Ovest, mirando inoltre ad aumentare le comunicazione tra le due parti della città tedesca. L’Unione Sovietica ottenne comunque che Berlino Ovest non fosse incorporata nella Germania Ovest. Il Trattato di Base (effettivo dal giugno 1973) riconosceva politicamente le due Germanie, e i due Stati si impegnarono a rispettare vicendevolmente la propria sovranità. Secondo i termini del trattato, le due Nazioni si sarebbero inviate una delegazione diplomatica e avrebbero intrapreso relazioni commerciali, turistiche, culturali e aperto nuove vie di comunicazioni. Nel settembre del 1973 entrambi gli Stati entrarono nelle Nazioni Unite, e la Germania Est ottenne il tanto sospirato riconoscimento internazionale.
Un altro passo decisivo verso la distensione Ovest-Est venne dalla pressione esercitata dell’opinione pubblica della Germania Est, la quale si sentiva psicologicamente ed emotivamente legata alle tradizioni e alla cultura tedesche e, implicitamente, ai suoi vicini della Germania Ovest. Honecker formulò lo slogan: “Cittadinanza: DDR; nazionalità: tedesca” per rendere meglio l’idea.
Tra i 5 e i 7 milioni di tedeschi e berlinesi dell’Ovest visitavano ogni anno la loro controparte orientale. Le comunicazioni telefoniche e postali tra le due Germanie vennero significativamente incrementate. Vennero recuperati i rapporti personali tra famiglie e amici della Germania Est e della Germania Ovest, e i tedeschi dell’Est furono sempre più esposti alla politica e alla ricchezza economica della loro controparte occidentale, soprattutto grazie all’azione di radio e televisione.
Nonostante la distensione, l’apparato governativo della DDR mantenne un controllo ferreo sulla popolazione e sui dissidenti. La vittima più illustre delle purghe fu lo scrittore e musicista Wolf Biermann, che insieme a Robert Havemann guidò un circolo di artisti e scrittori impegnati nella richiesta di riforme democratiche. La SED rispose privandolo della cittadinanza ed espellendolo dalla Germania Est nel novembre 1976.
Questa fu la miccia che spinse molti scrittori orientali a pubblicare i loro articoli sulla stampa occidentale. L’esempio più importante di questo movimento fu Die Alternative di Rudolf Bahro, che fu pubblicato nella Germania Ovest durante l’agosto 1977. La pubblicazione portò all’arresto dell’autore, al suo imprigionamento e alla successiva espulsione nella Repubblica Federale.
Anche dopo un esodo di artisti in segno di protesta per l’espulsione di Biermann, il SED non modificò la linea dura contro i dissidenti. Lo Stato colpì la letteratura, uno dei pochi sbocchi per l’opposizione nonconformista all’interno della DDR, con censura e attacchi ideologici. Questa politica condusse ad un ulteriore esodo di artisti, che durò fino al 1981.
Il decimo Congresso del Partito, che si tenne nell’aprile 1981, si focalizzò sulla crescita economica, la stabilizzazione del tessuto sociale, i successi in politica estera e il rafforzamento delle relazioni con la Germania Ovest. Fu ribadito il “centralismo democratico” come scelta ineludibile per la SED e venne confermata la monolocità delle politiche economiche e sociali sul fronte interno, oltre all’alleanza indissolubile con l’URSS in campo internazionale.
Nel maggio 1989 si tennero le elezioni per i governi locali. Il Fronte Nazionale trionfò con un “bulgaro” 98,5%, il che scatenò la rabbia della popolazione. Un numero crescente di cittadini chiese il permesso di espatrio o abbandonò illegalmente il Paese. Nell’agosto 1989 il governo riformista ungherese aprì la frontiera con l’Austria: la prima breccia nella cosiddetta Cortina di Ferro. Un mese dopo più di 13000 tedeschi dell’est tentarono la fuga ad ovest attraverso l’Ungheria. Nel frattempo, Dresda e Lipisa erano invase da manifestazioni di massa che chiedevano la legalizzazione dei gruppi d’opposizione e riforme democratiche.
Honecker e tutto il gruppo dirigente della SED erano però incuranti del malcontento popolare e il 7 ottobre a Berlino Est celebrarono i 40 anni della DDR. In contemporanea, nella capitale ci fu la prima di una lunga serie di manifestazioni per reclamare libertà di parola e stampa. La pressione sul regime crebbe in maniera esponenziale, cosa che fece prendere al Politburo la decisione di sostituire Honecker con il suo delfino Egon Krenz.
Il 9 novembre crollò ufficialmente il Muro di Berlino, e nei giorni successivi molti tedeschi dell’Est ne approfittarono per visitare l’Ovest. Conseguentemente alla caduta del muro, anche l’intero sistema della DDR collassò. Il 1º dicembre il Parlamento votò l’abrogazione dell’articolo costituzionale che garantiva al SED un ruolo di primo piano all’interno dello Stato. Egon Krenz, il Politburo e il Comitato Centrale si dimisero due giorni dopo.
Il 18 marzo 1990 ci furono le prime elezioni libere della storia della Germania Est: l’Alleanza per la Germania dominata dalla CDU formò una grande coalizione con i socialdemocratici e i liberali della DDR. Lothar de Maizière, cugino dell’attuale Ministro dell’Interno della Repubblica Federale, fu eletto Primo Ministro. Una giovane Angela Merkel divenne il portavoce dell’ultimo governo della Germania Est. I successivi negoziati tra le due Germanie portarono alla firma, il 18 maggio, di un trattato per l’unione monetaria, economica e sociale che divenne effettivo il 1º luglio e fra le altre cose sostituiva il marco della Germania Est con il Deutsche Mark.
A metà luglio gran parte delle aziende di proprietà statale, che giocavano un ruolo fondamentale nell’economia tedesca orientale, furono trasferite al Treuhand, istituzione che si sarebbe dovuta occupare della loro privatizzazione e della trasformazione economica. Il 22 luglio fu approvata una legge che decretò l’istituzione, entro il 14 ottobre, di cinque nuovi stati federali, gli stessi che esistevano prima della riforma amministrativa del 1952 della DDR; mentre il 31 agosto fu firmato il patto di unificazione che prevedeva il 3 ottobre come data in cui le leggi della Germania Ovest sarebbero state applicate anche nei territori della vecchia Germania Est.
Il 3 ottobre 1990 i territori della Germania Est furono inclusi nel territorio della Germania Federale, sotto forma di cinque nuovi stati federali, mentre la città di Berlino fu ufficialmente riunita. Gli ex cittadini della Germania Est divennero i primi provenienti da un Paese dell’Europa Orientale a far parte dell’Unione Europea, come parte della nuova Germania unificata.
Link alla prima parte (Ungheria)
Link alle seconda parte (Cecoslovacchia)
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