Operazione Condor – gli anni bui del Sud America (seconda parte)

Qui, il link alla prima parte

Bolivia

Altra dittatura non molto conosciuta fu quella boliviana. Fu però il rifugio di un noto criminale nazista  (Klaus Barbie, detto il Boia di Lione) e di un attivista della destra extraparlamentare italiana (Stefano delle Chiaie, implicato in quasi tutti i principali mister italiani).

Come nel caso del Paraguay, la situazione pre-dittatura fu estremamente fluida. Colpi di stato militari e di sinistra seguirono a governi deboli. Nel 1971 con l’appoggio di militari e dell’MNR (un partito di centrosinistra con venature populiste) venne installato come Presidente il Colonnello (che diventò poi Generale) Hugo Banzer Suárez. Inizialmente il militare si diede un profilo “moderato” e governò in coalizione con il MNR, poi non sopportando più di dover scendere a patti con la sua coalizione rimpiazzò i politici con dei militari e sospese tutte le attività politiche. Durante la presidenza di Banzer l’economia crebbe notevolmente, ma le grosse limitazioni alle libertà politiche e civili fecero diminuire il consenso popolare. Indisse le elezioni nel 1978 e la Bolivia ripiombò nel caos. Le elezioni del 1978, 1979, 1980 non portarono a risultati in senso democratico e furono segnate da brogli. Ci furono colpi di stato, contro-colpi e governi “guardiani”. Inoltre come scritto all’inizio, durante la sua presidenza si avvalè della collaborazione del noto criminale nazista Klaus Barbie come consigliere per la sicurezza nazionale.

Nel 1980, il Gen. Luis García Meza fu l’artefice di un violento colpo di stato. Il suo governo fu tristemente noto per gli abusi ai diritti umani, il narcotraffico e la cattiva gestione economica e finanziaria. Tutto ciò portò ad una rottura con le relazioni con gli USA, che, sotto le amministrazioni Carter e Reagan, rifiutarono di riconoscere il governo di García, in particolar modo per il suo legame con la droga. Più tardi venne condannato in contumacia per vari crimini, incluso l’omicidio. Decisivo per la salita al potere del Generale Luis Garcia Meza fu il neofascista italiano Stefano delle Chiaie, che anche lui diventò in seguito consigliere per la sicurezza nazionale.

Hugo Banzer

 

Cile

Fu durante questo golpe che per la prima volta l’Operazione Condor  dispiegò tutta la sua forza.

Il 5 settembre 1970 si svolsero le presidenziali cilene per decidere il successore del democristiano Eduardo Frei Montalva. Si sfidarono Salvador Allende, socialista esponente della coalizione denominata Unidad Popolar (socialisti, comunisti, radicali e democristiani dissidenti), Jorge Alessandri Rodriguez, esponente di una coalizione comprendente il Partito Nazionale (centrodestra conservatore) e Democrazia Radicale (liberal-socialista), e Radomiro Tomic Romero, esponente del Partito Democratico Cristiano del Cile (la nostra DC). L’esito fu molto incerto, con tutti e 3 gli esponenti molto vicini. Infatti i risultati furono i seguenti:

  • Allende 36,63%;
  • Alessandri 35,29%;
  • Tomic 28,08%.

Le simpatie marcatamente marxiste di Allende e la sua vicinanza alla Cuba castrista gli attirarono subito il veto degli U.S.A., i quali temevano l’instaurazione di uno stato socialista in America Latina sul modello dell’isola caraibica e dell’URSS. La C.I.A. si adoperò subito per fermare l’esponente socialista, sia finanziando i partiti avversari dei socialisti, sia chiedendo l’esplicito intervento dell’esercito per bloccare la sua nomina a presidente. A questo proposito il Generale René Schneider, capo delle forze armate cilene, espresse in un’intervista al giornale El Mercurio tutta la sua contrarietà  all’idea del colpo di stato: da costituzionalista, voleva mantenere la tradizione apolitica dell’esercito cileno. La sua posizione in seguito fu pubblicizzata dalla Unidad Popolar come “la dottrina Schneider“.

Il 22 ottobre 1970 uomini legati al Generale Roberto Viaux cercarono di sequestrarlo. La sua macchina ufficiale fu bloccata in una via di Santiago. Il generale Schneider fu ferito e fu portato in un ospedale militare, dove morì tre giorni dopo a causa delle ferite.

I servizi segreti americani non furono direttamente coinvolti nell’assassinio del Generale, però più tardi si scoprì che la C.I.A. pagò 35.000$ al gruppo che tentò di sequestrare il generale. René Schneider fu la prima vittima di una lunga lista di omicidi a sfondo politico che sconvolsero il Cile a partire da inizio anni ’70.

L’omicidio provocò una grande indignazione nazionale, il che portò Allende ad essere eletto presidente il 24 ottobre del 1970 dal Congresso Nazionale.  Il 26 ottobre 1970, il Presidente Eduardo Frei Montalva, nominò per sostituire Schneider il generale Carlos Prats come Comandante in Capo dell’Esercito.

Allende varò una politica molto di sinistra: nazionalizzazione delle principali industrie private, soprattutto le miniere di rame, introduzione del divorzio e annullamento delle sovvenzioni statali alle scuole private, cosa che irritò molto i vertici della Chiesa cattolica (nonostante molti preti e anche vescovi, seguaci della Teologia della Liberazione, sostenessero Unidad Popular), incentivi all’alfabetizzazione, aumento dei salari, alcune tutele sociali, incentivi alla cultura, estensione del congedo di maternità da 6 a 12 mesi. Il neoopresidente si impegnò inoltre nel Progetto Cybersyn, un sistema di macchine telex,  in una rete controllata dai primi computer in circolazione. Cybersyn è stato sviluppato da esperti britannici di cibernetica. La rete avrebbe dovuto trasmettere i dati dalle fabbriche al governo di Santiago, consentendo la pianificazione economica in tempo reale, ma non venne mai effettivamente completato.

Ovviamente questo tipo di politica irritò ancora di più gli Stati Uniti e i settori più conservatori della società cilena. I suoi avversari tentarono di sfiduciare Allende tramite il Parlamento, approfittando del suo calo di consenso anche in Unidad popular, senza ottenere la maggioranza. La dichiarazione doveva ottenere i due terzi della maggioranza: passò alla Camera dei deputati con 81 voti favorevoli e 47 contrari, ma non ottenne la maggioranza dei due terzi del Senato, costituzionalmente necessaria per condannare il presidente per abuso di potere.

Il 26 maggio 1973, la Corte Suprema del Cile denunciò all’unanimità il governo di Allende per distruzione della legalità della Nazione nel mancato rispetto delle decisioni giudiziarie, a seguito del continuo rifiuto nel consentire le risoluzioni di polizia giudiziaria in contrasto con le misure del governo.

Il blocco conservatore non demorse e il 29 giugno 1973 ci fu il primo tentativo di colpo di stato ad opera del colonnello Roberto Souper. Il reggimento ai suoi ordini circondò la Moneda tentando di deporre Allende. Il fallito colpo di Stato è conosciuto come Tanquetazo o golpe dei carri armati e fu organizzato dal gruppo paramilitare di estrema destra Patria y Libertad (esso fu finanziato dalla C.I.A.), ma fallì per l’intervento del generale Carlos Prats, fedele al presidente eletto; fu seguito, alla fine del mese di luglio, da uno sciopero generale che includeva i minatori di El Teniente.

Nell’agosto 1973 si verificò una crisi costituzionale, e la Corte Suprema,  lamentando pubblicamente l’incapacità del governo di Allende di applicare la legge nel Paese e la Camera dei deputati (con i Cristiano Democratici Uniti al Partito Nazionalista), accusarono il 22 agosto il Presidente di atti incostituzionali, a seguito del suo rifiuto di promulgare emendamenti costituzionali già approvati dalla camera, i quali impedivano al suo governo l’applicazione dei massicci piani di statalizzazione. Venivano altresì invitati i militari a far rispettare l’ordine costituzionale.

La situazione si stava facendo nuovamente propizia a un golpe militare di destra. Allende tentò di coprirsi nominado il generale Prats Ministro della Difesa, ma quest’ultimo si dovette dimettere poche settimane dopo a causa dell’incidente automobilistico con Alejandrina Cox (in cui Prats sparò alcuni colpi contro l’auto di una donna che l’aveva tamponato, in quanto era spaventato per un possibile attentato) e per una protesta pubblica inscenata dalle mogli dei suoi generali sotto la propria abitazione. Si dimise anche da Comandante in capo delle Forze Armate Cilene. Al suo posto fu nominato il generale Augusto Pinochet, ritenuto fedele dal presidente, sebbene Fidel Castro lo avvertì dell’infiltrazione della destra cilena all’interno delle Forze Armate.

Nel settembre del 1973, i continui scioperi, l’altissimo tasso di inflazione e la mancanza di materie prime a causa del boicottaggio avevano precipitato il paese nel caos. Le forze ostili ad Allende, che avevano manovrato onde condurre il paese sull’orlo di una guerra civile che giustificasse un colpo di Stato, si preparavano ad agire. Il generale Pinochet fu messo a capo delle operazioni, in quanto comandante delle forze armate. I conservatori ripresero gli argomenti del Congresso accusando il governo di violenze e repressioni degli scioperi, censura, corruzione. L’11 settembre 1973 le Forze Armate iniziarono l’assedio a Santiago, bombardando la Moneda e arrestando o uccidendo gli oppositori. Allende decise di rimanere da solo insieme a pochi fedelissimi, tra cui il famoso scrittore Luis Sepùlveda, all’interno del palazzo presidenziale per difendere fino all’ultimo la democrazia cilena. Resosi conto della sconfitta ormai imminente, decise di togliersi la vita con un AK-47 donatogli da Fidel Castro. Iniziò così una delle dittature più feroci dalla Seconda Guerra Mondiale in poi. Molti furono gli omicidi e attentati a sfondo politico. Tra i principali ricordiamo:

  • Carlo Prats, ex comandante in capo delle Forze Armate, ucciso il 30 settembre del 1974 a Buenos Aires insieme alla moglie da un’autobomba preparata dalla DINA di Manuel Contreras, la polizia segreta del regime cileno;
  • Bernardo Leighton, politico democristiano rifugiatosi in Italia a seguito del golpe. Il 5 settembre 1976 fu gravemente ferito in un attentato a Roma. Un’indagine ha rivelato che l’agente segreto Michael Townley, in qualità di delegato della DINA, incontrò, nel 1975 a Madrid, il terrorista di destra Stefano delle Chiaie e Virgilio Paz Romero, per organizzare l’assassinio di Leighton, protetti dalla polizia segreta franchista;
  • Orlando Letelier, diplomatico e ministro del governo Allende, fu assassinato con un’autobomba il 21 settembre 1976, insieme alla sua segretaria, mentre si trovava in esilio a Washington. Anche in questo caso fu rivelata la responsabilità della DINA. Piccola curiosità: uno dei figli di Letelier è un economista e senatore per il Partito Socialista cileno;
  • Alberto Bachelet, generale dell’aviazione cilena rimasto fedele ad Allende e padre dell’attuale presidente Michelle Bachelet. Morì di infarto a seguito delle torture subite nelle carceri cilene;
  • Victor Jara, famosissimo cantautore e militante comunista. Morì finito da un colpo di pistola alla tempia nelle carceri cilene.
  • Charles Horman, giornalista freelance americano trasferitosi temporaneamente in Cile nel 1972. 17 settembre 1973,  sei giorni dopo il colpo di stato militare, venne prelevato dai soldati cileni e portato allo Stadio Nazionale di Santiago, trasformato dai militari in campo di concentramento, dove i prigionieri venivano interrogati, torturati e uccisi. Per circa un mese dopo la sparizione di Horman, l’ubicazione del corpo di Horman non venne rivelato, anche se in seguito fu stabilito che esso fu sepolto all’interno di un muro dello Stadio Nazionale, trasformato in camera mortuaria.

pinochet

 

 

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