IL MAPPAMONDO – Il secondo turno in Francia e la sconfitta del Front National; i risultati definitivi dal Venezuela e la crisi di Maduro

Nelle prime settimane di dicembre si sono svolti diversi match elettorali in tutto il mondo: in Francia il primo e il secondo turno delle elezioni dipartimentali; in Venezuela le elezioni parlamentari che hanno avviato la fine del chavismo; infine si sono svolte elezioni parlamentari anche a Saint Vincent e Grenadines in data 9 novembre.
FRANCIA
In Francia il secondo turno delle elezioni amministrative ha visto prevalere, come numero di regioni ottenute, l’Union de Droite con 7 regioni (5 per i socialisti, escluse quelle d’Oltremare).
L’affluenza al primo turno è stata del 49,91% degli aventi diritto, in aumento di oltre 3 punti rispetto al 46,33% del 2010. Sempre al primo turno, i risultati hanno premiato il partito di estrema destra Front National, primo partito del Paese. In tale occasione il Front ha conquistato anche la maggioranza delle regioni, a fronte delle 5 dell’UMP, delle 4 della Diverse Gauche e delle 2 del Partito Socialista. Al secondo turno, invece, l’affluenza è fortemente aumentata, arrivando al 58,41%, fattore che ha portato alla débacle di Marine Le Pen.
Nella prima cartina, le regioni prima della riforma degli enti territoriali attuata dalla Presidenza Hollande. In porpora, le regioni a presidenza socialista; in azzurro, le regioni che erano dell’UMP; in arancione, le regioni della Divers Gauche. Nella seconda cartina, i partiti maggioritari al primo turno: sei le regioni dominate dal Front National, in nero, cinque quelle dall’Union de Droite, * a cui si possono aggiungere i voti dei Republicains di Sarkozy, il nuovo partito dominante, l’UDI e i Modem, quattro quelle della Divers Droite e due quelle dell’Union de Gauche (a cui si possono aggiungere i voti specificatamente ottenuti dal Partito Socialista, il PCF e il Partito Radicale di Sinistra). Nella terza cartina, i candidati vincenti, per regione: 8 regioni ai Repubblicani, 6 ai Socialisti, due ai regionalisti (in marrone), 1 alla Divers Gauche. Delle sei regioni in cui era arrivato primo partito, il Front National ne prende zero.
Qui i voti per le singole regioni, escluse quelle d’Oltremare:
Alsace – Champagne – Ardennes – Lorraine
Philippe Richet 48,40% Florian Philippot 36,08% Jean-Pierre Masseret 15,51%
Aquitaine – Limousin – Poitou – Charentes
Alain Rousset 44,27% Virgine Calmels 34,06% Jacques Colombier 21,67%
Auvergnes-Rhone-Alpes
Laurent Wauquiez 40,61% Jean-Jack Queyranne 36,84% Cristophe Boudot 22,55%
Bourgogne-Franche-Comté
Marie-Guite Dufay 34,68% François Sauvadet 32,89% Sophie Montel 32,44%
Bretagne
Jean-Yves Le Drian 51,41% Marc Le Fur 29,72% Gilles Pennelle 18,87%
Centre-Val de Loire
François Bonneau 35,43% Philippe Vigier 34,58% Philippe Loiseau 30%
Corse
Gilles Simeoni 35,34% Paul Giacobbi 28,49% José Rossi 27,07% Cristophe Canioni 9,09%
Ile de France
Valérie Pecresse 43,80% Claude Bartolome 42,18% Wallerand de Saint Just 14,02%
Languedoc-Roussilon-Midi-Pyrénées
Carole Delga 44,81% Louis Aliot 33,87% Dominique Reynié 21,32%
Nord-Pas de Calais-Picardie
Xavier Bertrand 57,77% Marine Le Pen 42,23%
Normandie
Hervé Morin 36,43% Nicolas Mayer-Rossignol 36,08% Nicolas Bay 27,5%
Pays de la Loire
Bruno Retailleau 42,7% Christophe Clergeau 37,56% Pascal Gannat 19,74%
Provence-Alpes-Cote d’Azur
Christian Estrosi 54,78% Marion Maréchal-Le Pen 45,22%
Il vero vincitore di questa tornata elettorale è senza dubbio il cosiddetto “Fronte Repubblicano” il quale, al secondo turno, sbaraglia ogni illusione di vittoria del Front National, venutasi a creare grazie al vantaggio in ben sei regioni al primo turno. Il Front National era inoltre primo partito nel Paese, “vittoria morale” annullata in questo secondo turno.
Le ambizioni presidenzialiste di Marine Le Pen, con questo voto, vengono ridimensionate, poiché, almeno ad oggi, la maggioranza degli elettori francesi sceglie ancora di unirsi quando si tratta di fronteggiare la minaccia (o la speranza, per alcuni) di un cambio netto nell’universo politico francese, con la deriva verso l’estrema destra nazionalista e populista. L’aumento dell’affluenza dimostra come molti elettori hanno voluto evitare il rischio di una vittoria sulla scorta dell’emozione, degli istinti e della paura conseguiti in seguito agli attentati a Parigi del novembre scorso.
VENEZUELA
Alle elezioni parlamentari del Venezuela la coalizione di Unità Nazionale ha sconfitto il partito del Presidente Nicolas Maduro.
La tornata elettorale è stata molto controversa. All’ora di chiusura dei seggi, alle 18.00, la Commissione Elettorale ha deciso di prolungare di un’ora le votazioni per permettere a tutti di votare. L’affluenza è stata infatti molto alta (74,17%). L’opposizione ha però intravisto il rischio di un tentativo del Governo venezuelano di “promuovere” indirettamente eventuali brogli. Tentativo che però, se c’è stato, non ha avuto successo.
Il chavismo subisce infatti la sua prima sconfitta storica da anni. La coalizione unita delle opposizioni democratiche, dominate da Capriles, ex candidato alle elezioni presidenziali, e da Jesus Torrealba, e costituita da partiti di diversissimi estrazioni ideologiche, riesce a ottenere gli esatti 2/3 dei seggi parlamentari, sufficienti non solo per esprimere una maggioranza parlamentare, ma anche per, ad esempio, amnistiare tutti i prigionieri politici fatti internare nel contesto di repressione interna della Presidenza Maduro.
Nella cartina, la coalizione vincente per ciascun Stato. Il PSUV (in rosso) si mantiene vincente solo nelle regioni centrali e nel Delta Amacuro, sul delta dell’Orinoco, secondo fiume del Sudamerica dopo il Rio delle Amazzoni. La coalizione avversaria al chavismo (in grigio) stravince in tutti gli altri Stati.
Maduro, durante la sua Presidenza, ha continuato (e continua tuttora) ad applicare le ricette chaviste, dichiarando “guerra economica” al capitalismo occidentale. I toni sono ancora più complottisti di quelli di Chavez, e si scagliano in particolare contro gli Stati Uniti, rei, a dire di Maduro, di intervenire per mezzo dei propri servizi segreti per destabilizzare il Paese. Il suo Governo deve però affrontare una grave crisi economica, una scarsità dei beni, anche primari, che ha portato allo stremo la popolazione, e l’aumento eccessivo dell’inflazione. La stessa famiglia di Maduro è stata inoltre coinvolta in accuse da parte di tribunali americani di traffico di droga internazionale: in particolare, due nipoti della moglie del Presidente, già piuttosto attiva nella politica chavista, avrebbero tentato di trasportare ben 800 kg di cocaina diretti a New York. Tutti aspetti che probabilmente, insieme alla crisi economica, hanno influito ampiamente sul risultato elettorale.
Al contrario di quanto temevano le organizzazioni dei diritti umani, tuttavia, il Presidente Maduro e il Presidente dell’Assemblea Nazionale Diosdado Cabello hanno riconosciuto la sconfitta e non hanno sconfessato i risultati elettorali. Ma i toni si fanno già allarmanti: Maduro, il cui mandato da Presidente (ricordiamo che il Venezuela è una repubblica presidenziale a mandato di sei anni) scadrà nel 2019, ha già promesso battaglia al Parlamento e ha accusato l’opposizione – e il suo storico nemico Henrique Capriles – di voler destabilizzare il Paese.
SAINT VINCENT E GRENADINES
Nelle isole caraibiche di Saint Vincent e Grenadines si sono svolte lo scorso 9 dicembre le elezioni per il rinnovo del parlamento.
Ralph Gonsalves, Primo Ministro della piccola repubblica parlamentare dal 2001, ha vinto nuovamente le elezioni. Il suo partito ha ormai da tempo abbandonato posizioni più moderate per spostarsi più a sinistra, e ha, come da quattordici anni a questa parte, battuto l’opposizione conservatrice. Gonsalves si è distinto per due particolari aspetti: quello di aver vinto le elezioni, con oggi, per ben quattro volte consecutive; e quello di aver collezionato numerose accuse di tentata violenza sessuale, di cui la prima archiviata, tra cui quella ad un’attivista dei diritti umani.
Altre notizie:
- Tra il 3 e il 5 dicembre si è svolto il primo turno delle elezioni presidenziali alle Isole Seychelles: sono arrivati al ballottaggio il candidato del socialdemocratico Partito Popolare James Michel, Presidente dal 2004, e il candidato del liberale Partito Nazionale delle Seychelles Wavel Ramkalawan. I due hanno collezionato rispettivamente il 47,76 e il 33,93% dei voti.
- Il 6 dicembre si è svolto in Armenia un referendum per trasformare la Repubblica di Erewan da Presidenziale a parlamentare. Secondo i critici questa svolta è stata voluta dal Presidente Serzh Sargsyan per evitare l’ostacolo del limite dei due mandati, e candidarsi come primo ministro per un numero indefinito di mandati. Il sì ha vinto con il 66,20% dei suffragi, ottenendo quasi il doppio rispetto a quanto previsto dai precedenti sondaggi.
- Dopo la recente visita del Papa, in Centrafrica si è svolto il 13 dicembre un referendum voluto dal governo ad interim guidato da Catherine Samba-Panza. Il referendum era stato deciso in seguito alla guerra civile, di recente terminata, al fine di approvare la nuova costituzione.
Per questa settimana è tutto.
Alla prossima elezione!
by Skorpios