Operazione Condor – gli anni bui del Sud America (terza parte)

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Argentina

Un’altra dittatura tristemente famosa fu quella argentina, soprattutto per quanto riguarda i famigerati “Voli della morte” (i dissidenti politici venivano narcotizzati e gettati ancora vivi nell’Atlantico) e i desaparecidos.

Nel 1955 un colpo di stato depose l’allora presidente Juan Domingo Peron. Il golpe fu portato avanti dai settori cattolici conservatori delle forze armate a causa della politica marcatamente laica e anticlericale di Peron. Il peronismo fu messo al bando e fino al 1973 si tennero elezioni illegali.

Durante questi anni l’Argentina attraversò un periodo di grande instabilità politica ed economica, con frequenti rivendicazioni sociali e sindacali. Nel marzo del 1971 il generale Alejandro Augustin Lanusse si impossessò militarmente del potere e promise il ripristino della democrazia costituzionale a partire dal 1973. Dal suo esilio, Peron sostenne i peronisti di sinistra e le organizzazioni sindacali più attive.

L’11 marzo 1973 si tennero le prime elezioni generali libere dal 1955. Sebbene a Peron fu impedito di partecipare, a vincere fu un suo sostenire, Hector José Campora, peronista di sinistra. La vittoria non fu però risolutiva, dato che quest’ultimo si dimise pochi mesi dopo, spianando la strada a nuove consultazioni. A questo punto la confusione era tale che fu invocato il ritorno di Peron, che nel frattempo aveva abbandonato l’ala sinistra del peronismo per avvicinarsi a quella destra.

Il 20 giugno 1973 Peron fece il suo ritorno ufficiale in Argentina. La meta prescelta doveva essere l’aeroporto di Ezeiza, vicino a Buenos Aires, ma all’ultimo momento il presidente cambiò destinazione ed atterrò altrove. Nonostante questo cambio repentino, una folla di circa 3 milioni di persone, composta in maniera eterogenea da peronisti di destra e di sinistra, lo attese al suo arrivo. Improvvisamente dagli spalti partì una raffica di spari in direzione degli esponenti della sinistra peronista e dei Montoneros, i guerriglieri della sinistra peronista. Il bilancio finale fu di 13 morti e 365 feriti.

L’attentato fu compiuto dalla Tripla A, Alleanza Anticomunista Argentina, l’ala estremista della destra peronista guidata dal segretario generale di Peron, José Lopez Rega, membro della P2. L’organizzazione terroristica si avvalse della collaborazione del noto esponente della destra radicale italiana Stefano delle Chiaie, già presente in Bolivia come consulente per la sicurezza nazionale. Questo episodio segnò definitivamente la rottura tra sinistra e destra peronista e precipitò il paese verso il golpe militare del 1976.

Già anni prima la persecuzione, detta “Guerra sporca (guerra sucia in spagnolo)”, contro gli elementi “sovversivi” (marxisti o peronisti di sinistra) fu portava avanti dal governo argentino, ma fu dopo i fatti del 20 giugno 1973 che la caccia ai dissidenti prese maggior vigore. La risposta dei Montoneros non si fece attendere. Ci furono innumerevoli atti dimostrativi, di guerriglia urbana e rapimenti, bilanciati dalla risposta della Tripla A. In questo clima di crescente tensione nell’ottobre del 1973 Peron fu eletto presidente per la terza volta, affidando a sua moglie Isabel il ruolo di vicepresidente. Il terzo governo peronista durò però poco, a causa dei contrasti precedentemente citati tra peronisti di destra e di sinistra.

Durante le celebrazioni del 1° maggio 1974 Peron, in una Plaza De Mayo gremita per metà da simpatizzanti dei Montoneros e dopo aver assistito a cori e slogan contro di lui, abbandonò il suo discorso sul sindacalismo e attaccò in maniera violenta il movimento montonero. I suoi sostenitori se ne andarono sbigottiti e dopo la morte del presidente, avvenuta esattamente 2 mesi dopo, annunciarono il ritorno del movimento alla clandestinità e alla lotta armata per fronteggiare il peronismo ufficiale.

Peron succedette sua moglie Isabel, la quale accentuò ancora di più la politica di destra e la repressione contro i dissidenti, anche a causa dell’influenza del potente José Lopez Rega. Il troppo spazio lasciato alla destra estremista e anticomunista le impedì però di governare. Questa cosa portò al suo rovesciamento da parte dei militari e della CIA il 24 marzo del 1976. Il potere passo nelle mani di una giunta militare presieduta dal generale Jorge Videla. Costui fu formato alla Escuela de las americas, a Panama, scuola militare finanziata e gestita dal governo degli Stati Uniti, nel segno della lotta contro il proliferare delle politiche marxiste, considerate sovversive e pericolose per la sicurezza internazionale.

Durante gli anni della dittatura militare furono almeno 300.000 le persone scomparse (i tristemente famosi desaparecidos) e molti gli omicidi a sfondo politico, primo fra tutti quello del vescovo di Cordoba Enrique Angelelli, noto per il suo impegno sociale a favore degli oppressi.

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Uruguay

Questa fu forse la dittatura meno famosa tra tutte quelle descritte in precedenza, ma fu ugualmente feroce e repressiva.

All’inizio degli anni ’70 l’Uruguay viveva una situazione simile a tutti gli altri paesi sudamericani: tensione politica, economica e sociale la facevano da padrone, con gruppi di estrema destra e di estrema sinistra che si fronteggiavano nel tentativo di conquistare il potere (tra tutti si ricordano i famosissimi Tuparamos, guerriglieri di ispirazione comunista). Il 28 novembre 1971 si tennero le elezioni politiche in cui vinse Juan Maria Bordaberry, esponente dell’ala conservatrice del Partido Colorado. Bordaberry affrontò la crisi avvalendosi dell’aiuto sia delle forze armate, sia dei settori civili dell’estrema destra vicini al governo.

L’aiuto chiesto alle forze armate ebbe un prezzo. Quest’ultime chiesero la nomina del generale Antonio Francese a Ministro della Difesa. Con loro grande stupore, Bordaberry si rifiutò di effettuare questa nomina. L’episodio portò a gravi tensioni tra le forze armate e governo. Il presidente si appellò alla cittadinanza per difendere le istituzioni democratiche, ma, nella totale indifferenza e abbandonato pure dalla Marina militare, cedette ai militari. L’Accordo di Boiso Lanza del 13 febbraio 1973 fu il preludio al golpe del successivo 27 giugno.

Bordaberry sciolse il Parlamento (che sostituì con un Consiglio di Stato), le istituzioni sociali, i partiti politici e soppresse le libertà civili. Fu avviato anche il cosiddetto “Processo civico-militare” nel quale i militari cominciarono a occupare mansioni e a ricoprire incarichi a livello politico.

Nel 1975 il presidente propose alla giunta militare una modifica della Costituzione in senso corporativo nella quale sarebbe stati eliminati tutti gli partiti politici. Nel 1976 le Forze Armate lo destituirono per sostituirlo con il presidente del Consiglio di Stato Alberto Micheli.

Nel 1980 l’Uruguay organizzò un Mundialito per celebrare i 50 anni dalla prima Coppa del Mondo. Fu l’occasione per il regime di pulirsi la coscienza davanti al mondo intero.

Bordaberry fu accusato di crimini contro l’umanità, violazione della Costituzione e di essere il mandante di sequestri e sparizioni di opponenti politici.

Il 16 novembre del 2006, fu sottoposto al processo per questi crimini, insieme al suo primo ministro, Juan Carlos Blanco. Il giudice Roberto Timbal lo ha accusato dell’assassinio dei parlamentari Zelmar Michelini e Hector Gutiérrez Ruiz accaduti nel 1976, quando si erano rifugiati a Buenos Aires, e di due ex politici rifugiatisi in Argentina, degli ex guerriglieri tupamaros Rosario Barredo e William Whitelaw per quanto riguarda l’Operazione Condor. Bordaberry fu condannato al carcere preventivo.

Il 20 dicembre 2006 il giudice Graciela Gatti lo sottomise a processo imponendogli il carcere preventivo per l’assassinio Ubagessner Chávez Sosa e Fernando Miranda, i cui corpi sono stati trovati nel 2005 durante degli scavi, Luis E. González, Juan M. Brieba, Carlos Arévalo, Julio Correa, Otermín Montes de Oca, Horacio Gelós Bonilla, José Arpino Vega ed Eduardo Pérez Silveira (detenuti politici ancora dati per scomparsi, ma ritenuti morti dal giudice), fatti occorsi durante il suo periodo di governo dittatoriale. Il giudice Gatti dichiarò inoltre che il golpe che Bordaberry attuò il 27 giugno 1973 sarebbe stata la base per un’accusa di “attentato alla Costituzione”. Per questo fatto, il 10 febbraio 2010 è stato condannato a 30 anni di carcere.

Bordaberry

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